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giovedì 15 settembre 2011

Bonanni e il sindacato delle cause perse

 LA REPUBBLICA  AFFARI E FINANZA DEL 12 SETTEMBRE 2011

Bonanni e il sindacato delle cause perse

ROBERTO MANIA

Avevano scommesso sul "modello Marchionne", convinti che quello fosse il futuro del sindacato moderno. Avevano scommesso sulla non ostilità al governo Berlusconi, certi che così avrebbero portato a casa qualche risultato. Serve pragmatismo, dicevano, perché non è più l’epoca dello scontro di classe. Le ideologie aggiungevano sono finite con il Novecento e il sindacato non può scegliersi né il governo né il padrone. Già. Ora si ritrovano con un pugno di mosche in mano. Costretti a rincorrere, affannati a chiudere una falla dopo l’altra. E con la base che comincia a rumoreggiare. Sindacalisti in difesa. Per Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, segretari generali di Cisl e Uil, è arrivato il momento dei ripensamenti. E, forse, dell’autocritica, come si faceva tra i comunisti nel secolo passato. Bonanni ha mandato al tappeto il governo: «Meglio che se ne vada!», ha tuonato da Varese, dove per la prima volta s’è beccato anche qualche fischio dai metalmeccanici locali. Angeletti ha dato il via libera al prossimo sciopero di una parte del pubblico impiego. Cisl e Uil stanno rispolverando l’arma della lotta. Forse anche contro Marchionne. Ma non per la rivoluzione, sia chiaro. Solo per difendere gli interessi dei propri iscritti, pensionati, statali, operai. Come fanno tutti i sindacati. Pure quelli moderni. Stanno smettendo di "fare politica". E servirà anche alla Cgil per uscire dal suo isolamento. Era ora.

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